Le arti visive negli anni Ottanta a Napoli furono profondamente condizionate dai drammatici eventi tellurici di quell’indimenticabile 23 novembre: eppure, da quella sciagura nacque il prodigio “ Terrae Motus” , una collezione voluta da Lucio Amelio, per cui Napoli ribadì la sua vocazione di città centro della ricerca e della riflessione artistica a livello nazionale e internazionale oltre che restituire all’arte contemporanea un compito anche civile, di denuncia e riflessione sociale. La collezione “ Terrae Motus” – una storia che appartiene a quella parte di Napoli che non sa e non vuole rinunciare ad essere protagonista del suo destino – fu costituita fisicamente subito dopo il terremoto, come necessità di porre attenzione al contesto storico, umano e urbano di quel periodo e di riuscire a reagire creativamente alla devastazione. Bisognava esorcizzare il quotidiano drammatico del post-sisma lasciandolo declinare dagli artisti chiamati a raccolta dal noto gallerist...